Sino dalla sua prima stesura lo Statuto dell'AVSA anticipava un'interpretazione molto ampia del concetto di assistenza, suggerendo che questa potesse manifestarsi anche in direzioni diverse dal pronto soccorso o dall'accompagnamento.
Questa possibilità ha trovato un'applicazione decisamente originale con "Casa Famiglia" il suo terzo polo di attività; un'idea innovativa e una formula moderna sulle quali è stato costruito un servizio per fronteggiare uno dei più diffusi problemi sociali del nostro tempo e cioè la mancanza di una continuativa presenza accanto ai più deboli e soprattutto agli anziani.
Il problema degli anziani si è affacciato nella nostra società come conseguenza sia dell'allungamento dell'età media della popolazione sia dei cambiamenti avvenuti nelle strutture abitative e nelle famiglie.
Grandi palazzi condominiali nei quali la porta di casa spesso si chiude sulla solitudine hanno preso il posto della "corte", habitat della tradizione contadina nella quale sotto porticati e balconi comuni tra vicini di casa solidarietà e mutua assistenza costituivano una meravigliosa consuetudine.
Del tutto o quasi sparita l'attività rurale sulla quale si sosteneva la famiglia patriarcale e aumentata anche l'assenza femminile a causa di attività sempre più frequentemente svolte fuori casa, il disagio prodotto dalla nuova civiltà ricade vistosamente sulle fasce meno difese quali portatori di handicap, persone anziane, sole, o affette da malattie debilitanti e genericamente su chi anche solo temporaneamente è privo di autonomia, il problema è destinato a crescere e renderà indispensabile la creazione di piccole e capillari strutture di accoglienza come quella della nostra AVSA, che persino la Caritas ha indicato come esempio di sviluppo.
Il progetto "Casa Famiglia" è derivato dal riscontro e dall'analisi di difficoltà ricorrenti sul territorio e delle loro tipologie, tutte riconducibili a persone meno dotate in termini di autosufficienza, impossibilitate a fronteggiare quelle improvvise emergenze che talvolta si presentano come nodi inestricabili che sembrano bloccare e rendere impervia la tranquilla linearità di un'esistenza.
"Casa Famiglia" non è stata pensata come casa di ricovero ma piuttosto come nido confortevole e sicuro.
In sostanza si tratta di una casa di accoglienza per pazienti dimessi dall'ospedale e senza supporto domiciliare, persone sole in condizioni di acuta o temporanea disabilità da assistere fino al recupero delle forze, anziani bisognosi di aiuto ai quali è improvvisamente o anche temporaneamente venuto a mancare il sostegno della famiglia, reduci da patologie invalidanti, persone sole in fase terminale, A queste ed altre emergenze "Casa Famiglia" offre un riparo assistito, un ambiente sereno e la costante presenza di volontari che aiuteranno a superare la sfavorevole congiuntura.
Dopo un certo periodo, e recuperata l'autosufficienza, l'ospite lascia "Casa Famiglia" per rientrare nel proprio ambiente. Se questo non si rivelerà possibile, sarà cercata una diversa soluzione di ricovero definitivo.
L'assistenza è talvolta offerta anche alle famiglie che solitamente si occupano di un anziano; avviene quando nella stessa si ammala un altro membro, nei casi di temporanea impossibilità a fornire assistenza per contingenti e documentate difficoltà ma anche per sollevare - perché possa permettersi un periodo di vacanze - le persone che per il resto dell'anno si occupano di lui. Sollevare momentaneamente il care giver, cioè chi da assistenza, da un'incombenza a volte molto gravosa equivale spesso a una cura rigenerante, di rilevante portata civile e particolarmente apprezzata da chi la riceve. Casa Famiglia è nata nel 1995 e ha trovato la propria prima sede in alcuni locali di Villa Comi messi a disposizione dal Comune e che l'AVSA ha convenientemente riadattato.
Può ospitare dalle 4 alle 5 persone e nel corso dell'anno da questa struttura transitano complessivamente dalle 20 alle 30 persone.